Bruno Arpaia |
Ieri sera ho comunque trovato il tempo per passare al Planetario di Roma, che ospita per tutto il mese di luglio la manifestazione Astrosummer 2011. Non ero mai stato al planetario della capitale (mea culpa) ed è stata una piacevole serata: si è parlato della professione degli astronomi come è nata e come è oggi, con lo spettacolo "La vita segreta degli astronomi" di Giangiacomo Gandolfi.
Il vero motivo che mi ha portato nei locali del Museo della Civiltà Romana dell'EUR, però, è stata la presentazione del libro "L'energia del vuoto" (ne ho già parlato qui) da parte dell'amico Bruno Arpaia. Magari amico è un parolone, ma l'anno scorso, durante il primo di master, ho avuto il piacere di averlo come docente del corso di "Tecniche della narrazione" e abbiamo avuto modo di discutere molto di scienza e letteratura.
Il buon romanzo di Bruno Arpaia è finalista al premio Strega di quest'anno, stasera stessa ci sarà la cerimonia di premiazione presso il Ninfeo di Villa Giulia in diretta anche su Rai Uno alle 23:25.
"L'energia del vuoto" di Bruno Arpaia (Guanda, 2011) |
Mi piace molto l'approccio di questo romanziere nei confronti della scienza, direi che in certi casi è anche più avanzato di quello di molti scienziati. È curioso avvertire la passione incredibile che ha verso i concetti fondanti, ma difficili, della fisica contemporanea, in particolar modo quelli legati alle proprietà e alla natura del tempo. È uno scrittore un po' sui generis: laureato in scienze politiche, ma frequentatore abituale di arXiv.
Sapremo stasera se la fisica di LHC riuscirà a conquistare il tempio della narrativa italiana. Qualcuno se lo auspica per vedere finalmente un cambio di rotta nella concezione che storicamente l'Italia ha della scienza, ma alla base di questi concorsi si muove un sottobosco che ha ben poco a che fare con la cultura, scientifica o umanistica, o entrambe o nessuna, che sia. Niente di scandaloso, come invece le onnipresenti polemiche suggeriscono: viviamo in un mondo in cui i libri sono fatti per essere venduti e apparteniamo a una specie i cui individui sono sensibili alle interazioni tra simili. Meglio se amici o parenti, datori di lavoro o finanziatori.
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