Blog momentaneamente fermo, riprenderò le pubblicazioni quando la mia vita sarà meno frenetica... :D

domenica 24 luglio 2011

Morte di Amy Winehouse: ma quale maledizione?

Stamattina mi alzo e mentre faccio colazione il mio solito SkyTG24 mi informa che Amy Winehouse è stata trovata morta nella sua abitazione a Londra. Ammetto la mia ignoranza musicale: il nome mi dice qualcosa, ma non riesco ad associarlo a un viso.
"Fan in lutto...". Probabilmente una cantante.
"Aveva 27 anni...". La cosa mi colpisce, in fondo era mia coetanea.
"I giornali britannici parlano di un cocktail fatale di droga e alcol". Sì, decisamente una cantante.
"Dunque anche Amy Winehouse è rimasta vittima come tanti altri artisti della maledizione del rock". Alzo gli occhi, perplesso. La maledizione del rock? L'uso (anzi, l'abuso) di questa formula in occasione di tragedie di questo tipo è ricorrente e questa volta mi suggerisce una semplice riflessione.

Alla voce maledizione, Wikipedia recita così:
Una maledizione è l'augurio di conseguenze negative attraverso l'intercessione di un qualche tipo di potere soprannaturale come ad esempio un Dio, un elemento della natura o uno spirito.
Anche nel sentire comune, si capisce che una maledizione richiede l'azione esplicita di un qualche agente, che sfrutta l'intercessione soprannaturale per colpire qualcuno. Qui stiamo parlando del rock! La nostra società sta tornando all'animismo? Il rock ora è un'entità soprannaturale? Siamo rimasti agli albori dell'archeologia à la Indiana Jones, con maledizioni di Tutankhamon e simili?

Una semplice applicazione di un approccio scientifico (razionale) a questa vicenda, invece, cosa ci può dire? Non certo baggianate come quelle sul rapporto tra genio e sregolatezza, che si limitano a una gretta visione soggettiva e individuale di un fenomeno che invece è chiaramente sociale. La musica nel suo complesso è un fenomeno sociale e tale è anche la moderna industria dell'intrattenimento. Se una giovane donna di 27 anni vive otto anni assurdi (quasi un terzo della sua vita!) e poi muore sola senza nemmeno volerlo e fa tutto questo da una posizione assolutamente privilegiata di ricchezza e successo, non è che le cause andrebbero ricercate proprio in quel mondo dello star system musicale che l'ha accolta, usata e gettata via?

Questo mi sembra uno dei tanti esempi in cui si afferma a priori che la razionalità non può comprendere questi eventi, ma non perché ci siano motivi per cui sia così, piuttosto perché non si vogliono accettare le risposte che una visione razionale potrebbe darne. E le possibili soluzioni, in alcuni casi incredibilmente semplici. Una proposta? Introduciamo una prassi per cui drogarsi per un cantante non sia più un'azione neutra (o, peggio, di cui vantarsi e su cui lucrare), ma un modo per mettersi fuori mercato. Un'azione per cui pagherebbero in prima persona agenti e case discografiche, che avrebbero così tutto l'interesse a mantenere pulito il proprio prodotto. Non credete che sia ora che l'industria musicale si prenda le sue responsabilità per le giovani vittime come la Winehouse e per l'esempio che dà a milioni di persone?

Non credo che nel caso specifico accadrà mai, anche perché penso che la questione di fondo sia la considerazione della persona non come tale, ma come oggetto, in molti comparti del nostro vivere sociale. Mi sembra però interessante rendersi conto che le soluzioni ai problemi ci sono, a volte sono anche semplici, ma spesso sono nascoste dietro a una visione irrazionale della realtà e risultano improponibili a causa di un rapporto di forza sfavorevole, per esempio tra l'industria musicale, i suoi prodotti e chi ne usufruisce.
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2 commenti:

  1. Brutto post, Cima.
    È morta una ragazza della tua età, una che non cercava pietà ma che non ha mai preteso di essere esempio per nessuno.
    Una cantante, sì, se non la migliore una delle migliori, e non perché sono sempre i migliori che se ne vanno, ma perché aveva una voce e un'interpretazione...be' ascoltala da te http://www.youtube.com/watch?v=TJAfLE39ZZ8&ob=av2n
    La maledizione è soltanto un modo di dire, niente forze soprannaturali e nessun alieno con gusti musicali raffinati.
    Se non lo sai, sapevatelo, si parla anche di "Club 27" con riferimento all'eta in cui sono morti alcuni dei più grandi miti del rock: Jimi Hendrix, Jim Morrison, Brian Jones, Janis Joplin, e di "club J"...prova a immaginare perché.
    La fama e il denaro risolvono forse alcuni problemi ma temo che alcune cose non si possano comprare e forse questa è l'unica cosa che possiamo imparare da storie così.
    L'industria musicale trarrà enormi profitti da questa vicenda triste, ne è riprova il fatto che stamattina anche tu hai sentito parlare di Amy Winehouse e che nei prossimi mesi venderanno molte più copie dei sui album di quante non ne vendesse da viva. Pensare che abbiano interesse a "mantenere pulito il proprio prodotto" non ha molto senso, proprio perché di prodotto si parla.
    La razionalità elevata a stile di vita, lo riconosco, porterebbe alcuni vantaggi ma, per quanto mi riguarda, ci toglierebbe quell'ultima goccia di umanità che ci rende diversi fra noi e al contempo altro rispetto a una macchina. L'irrazionalità, per me, è un "di più"; è la capacità di vibrare a molte frequenze che rende alcuni di noi forti e fragili nello stesso tempo.
    Tuttavia non mi sembra un buon momento per dare lezioni di morale, posto che ci siano buoni momenti per farlo.
    Al di là del valore artistico è morta una ragazza, e in un modo tragico.

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  2. La vicenda in sé è tragica, non lo metto in dubbio, e la vittima in questo caso è proprio questo: una vittima. Nel tuo commento intravedo rabbia e frustrazione per ciò che è accaduto, ma forse questo ti fa perdere di vista un aspetto fondamentale (benché triste): per la nostra società, per l'industria dell'intrattenimento, cantanti e artisti sono "prodotti", che vanno costruiti e venduti, al di là di qualunque altra considerazione, anche al di là della loro stessa incolumità. Di considerazioni emotive ce ne sono migliaia in queste ore, come è giusto che sia, io ho cercato nel mio piccolo di dare una lettura della vicenda da un'altra prospettiva: se l'unica lingua che l'industria comprende è il profitto (ovvio, inutile negarlo e sperare che non sia così), credo che l'unico modo per contrastare questa "maledizione" è far sì che non sia conveniente (economicamente parlando). Maledizione è un modo di dire, certo, ma che secondo me rivela un modo di pensare profondamente radicato che ci porta a considerare ineluttabili molti eventi perfettamente comprensibili ed evitabili. È questa la mia considerazione razionale, né più né meno, e la razionalità la sento una caratteristica molto umana, ben più della ricerca di sballo o di fuga per via di sostanze psicoattive. E nessuna morale, solo l'umile esortazione a non leggere queste vicende nel ristretto orizzonte soggettivo, come invece ho visto fare molto in queste ore. Anche perché finora non ha portato a molto, se nel terzo millennio i migliori esponenti della nostra specie (quelli considerati più fortunati!) continuano inutilmente a morire per nulla. Veramente nulla.

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